Valentina Aprea: la Lombardia è l'eccellenza italiana del lavoro

«Non so cosa varrà di più come foglio di carta: la laurea o il contratto di lavoro». È forte il dubbio dell'assessore all'Istruzione, Formazione e Lavoro di Regione Lombardia Valentina Aprea. In occasione del “battesimo” del Patto Lavoro Lombardia, un'alleanza tra i principali centri per il lavoro per orientare al meglio chi cerca lavoro in base a proprie competenze ed esigenze del mercato, la politica di Forza Italia ha confermato il suo impegno all'occupabilità prima della semplice istruzione nozionistica. La Aprea ha fatto i complimenti ai creatori del PLL, evidenziando però il ruolo fondamentale di Regione Lombardia nel creare canali in grado di dare lavoro.

«Abbiamo creato – ha spiegato l'assessore - un modello vincente con Garanzia Giovani. Stiamo rilanciando l'idea dell'occupabilità e dell'occupazione secondo il modello lombardo. Abbiamo dato delle regole condivise con le parti sociali e con le parti datoriali. Io ringrazio sindacati e Confindustria, Confartigianato, Confcommercio, Confprofessioni e tutte le altre confederazioni. Patto Lavoro Lombardia nasce grazie ai pilastri dell'occupabilità lombarda, che sono i centri di istruzione professionale o di avviamento al lavoro».

La Aprea ha citato un esponente del governo che si è complimentato con la Lombardia in materia di lavoro: «Il ministro del Lavoro Poletti ha detto che al momento non c'è regione che abbia fatto meglio della Lombardia in materia di apprendistato e di inserimento nel mondo del lavoro. Con il comitato strategico e nella sottocommissione abbiamo deciso di velocizzare i tempi per dare formazione per l'occupazione e non fine a se stessa. La legge 30 ci ha consentito di spostare finanziamenti dal lavoro alla formazione, e questo l'abbiamo capito prima di altre regioni. Ora è difficile attuare tutte le nostre volontà perché il Fondo Europeo per gli Investimenti chiede delle garanzie e per gli enti un conto è il finanziamento diretto, un altro sono i fondi sociali europei.

Non è totalmente ottimista Valentina Aprea, permangono infatti differenti visioni strategiche tra assessorato lombardo e ministero della Pubblica Istruzione. «In questo momento non vediamo bene il passaggio che potrebbe effettuarsi al ministero per dare vita alla revisione dell'istruzione professionale statale. C'è un collaboratore del sottosegretario Bobba a lavorare su questo, ma a mio avviso è insufficiente. Se ancora una volta si andrà a prediligere l'istruzione professionale riformata a livello nazionale, con il combinato disposto che potrebbe cambiare con il referendum e le Regioni senza la competenza, potremmo rischiare di avere un soffocamento dei percorsi di formazione professionali che in Lombardia funzionano bene. Noi spingeremo perché il ministero del lavoro si faccia carico dei percorsi di formazione professionale regionale. La nostra formazione professionale è quella alla lombarda, legata ai mestieri e all'inserimento, tesa all'occupazione e non alla formazione solamente scolastica, come pensano in tanti al ministero dell'Istruzione».

Il modello lombardo è all'avanguardia? L'ex sottosegretario all'Istruzione non ha dubbi: «Abbiamo scoperto noi tante potenzialità che non pensavamo di avere, una volta che ci siamo legati al mondo del lavoro. Ora sono le aziende che chiedono a voi (centri di formazione professionale ndr) di curvare i vostri percorsi in base alle esigenze del lavoro. I nostri parametri si stanno dimostrando efficaci. La nostra idea è di avviare con contratti di apprendistato di primo livello i giovani che studiano per ottenere un percorso professionale o di terzo livello per gli universitari. Noi teniamo per troppo tempo i giovani in luoghi dove il lavoro non è previsto. Il governo ha fatto bene a inserire l'alternanza scuola lavoro, ma io avrei fatto le cose diversamente. Se fossi stata al governo non avrei distinto tra licei e istituti professionali o tecnici, perché si creano delle gerarchie e così si crea l'effetto opposto: nei licei si pensa che la dote scuola lavoro sia una perdita di tempo, mentre negli istituti professionali si dice che 400 ore sono poche. Noi abbiamo costretto tutti gli enti di formazione ad avere un link con le agenzie del lavoro».

Il decreto 150 del Jobs Act istituisce l’Anpal, Agenzia Nazionale per le Politiche Attive del Lavoro, una Rete Nazionale dei servizi per le politiche del lavoro, formata dalle strutture regionali per le Politiche attive del Lavoro, dall’Inps, dall’Inail, dalle agenzie per il lavoro e dagli altri soggetti autorizzati all’attività di intermediazione. Il provvedimento definisce lo stato di lavoratore disoccupato, di lavoratore dipendente che subisce una riduzione di orario e di lavoratore a rischio di disoccupazione. Gli appartenenti a queste categorie verranno assegnati ad una classe di profilazione, allo scopo di valutarne il livello di occupabilità e saranno convocati dai Centri per l’impiego per la stipula di un Patto di servizio personalizzato. Il Patto dovrà inoltre riportare la disponibilità del richiedente a partecipare a iniziative di carattere formativo, di riqualificazione o di politica attiva e ad accettare congrue offerte di lavoro.

«Con il 150 – ha dichiarato l'Aprea - si disegna un nuovo modello di servizi per il lavoro e di politiche attive. Il nostro Paese deve integrarsi sì di politiche attive, ma anche sociali e fiscali. La centralità della persona, che è uno dei principi delle politiche di Regione Lombardia, ora si arricchisce con il Patto Lavoro Lombardia, perché avremo nuovi strumenti per inserire in base alle logiche del mercato. In questa rete con enti pubblici, fondi interprofessionali, Inps, Anpal si potranno trovare nuove soluzioni. Da troppo sento parlare del libretto informativo dei lavoratori. La Lombardia invece è stata la prima regione a prevedere un paniere integrato di servizi personalizzati in base al profilo del candidato. In particolare il nuovo assegno di collocazione incorpora alcuni valori come la centralità della persona e la sua libertà di scelta. Non è un caso che il ministro del lavoro dice che siamo i migliori, non solo perché siamo dei campioni, ma perché c'è visione, scelta politica, e c'è un buon investimento dei finanziamenti pubblici dopo attenta analisi».

L'assessore ha concluso il suo discorso con una dose di critico ottimismo: «Auguro un buon lavoro al nuovo soggetto e questa giornata è una preziosa opportunità per una riforma che lascia diverse problematiche. Io penso che da questa mattina deve emergere quello che rafforza il sistema nazionale, ma anche quello che ci distingue. Dobbiamo portare un po' più di Lombardia in Italia piuttosto che l'inverso. Io plaudo al Patto Lavoro Lombardia. Abbiamo ottenuti ottimi risultati per l'apprendistato di primo livello e con il tutor aziendale diamo una mano in più alle imprese. Le aziende che hanno già offerto contratti di apprendistato potranno avere tutor aziendali. I spero che i contratti di apprendistato di primo e terzo livello aumentino. Anche i laureati devono uscire non solo con tanta teoria, ma con un contratto di lavoro. Alla fine non so cosa varrà di più tra i pezzi di carta: il foglio di laurea o il contratto di lavoro».


Leonardo Marzorati

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