E' nato il Patto Lavoro Lombardia
Elena Danese |
Per la
Danese tutto cambia con le nuove norme in materia di lavoro: «Il 150
disegna un sistema non di progetti ma di risposta a tutti i
cittadini, che devono avere tutti i servizi e devono essere
accompagnati da un lavoro a un altro. Noi dobbiamo migliorare e
garantire a tutti i cittadini i servizi di cui hanno bisogno. A
seguito dell'approvazione del Jobs Act, la flessibilità che le
imprese hanno giustamente conquistato in uscita deve essere
accompagnata da una sicurezza per il lavoratore in cerca di un nuovo
lavoro».
Su un
punto sembrano concordare tutti coloro che collaborano con il Patto
Lavoro Lombardia: la centralità della persona. «La centralità
della persona – ha rimarcato la Danese - per noi di Patto Lavoro
Lombardia è fondamentale. Altri aspetti sono il riconoscimento del
risultato, la fascia di profilazione. Certamente ci sono aspetti del
decreto che non sono chiari, specie nel rapporto tra pubblico e
privato. Quali sono i ruoli del Cpi e quali quelli del privato
nell'opera di ricollocazione? Su questi nodi c'è da confrontarsi per
avere un sistema chiaro e risultati migliori».
Non si
rischia una sovrapposizione di funzioni tra operatori pubblici e
privati? «La collaborazione tra pubblico e privato e la
ridefinizione dei ruoli è un'opportunità che va colta. Come Patto
dobbiamo dare il nostro contributo al modello lombardo. Patto Lavoro
Lombardia è aperto e inclusivo e si apre agli operatori che si
occupano di lavoro così come le parti sociali. Siamo all'inizio di
questa attività che coinvolge una larga fetta di popolazione che
chiede un monitoraggio delicato e specifico».
Ora il
Patto Lavoro Lombardia si è messo all'opera. Nei prossimi mesi si
potranno trarre i primi bilanci della nuova profilazione dei
candidati in Lombardia.
Leonardo
Marzorati
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