La riforma del lavoro tenga conto di microimprese e commercianti

Giovanna Mavellia
I commercianti e le microimprese come reagiranno di fronte alle nuove politiche del lavoro? Giovanna Mavellia, segretaria di Confcommercio Lombardia, ha le idee chiare sulle strategia della sua confederazione.

«Le parti sociali – ha detto la Mavellia - vengono tanto vituperati ma in Lombardia hanno fatto bene, perché c’è stata una cerniera dalle aree dismesse, dove il tema delle politiche attive era delicato. Non si è ragionato con una vecchia logica di cassa integrazione, ma con un nuovo strumento: la DULL»

La riforma del governo Renzi è stata apprezzata da Confcommercio. «Noi abbiamo accolto con favore il Jobs Act – ha commentato la responsabile lombarda - a partire dalla flessibilità dei contratti. L’aver unificato tutte quelle azioni ispettive che alle imprese tolgono tempo, riduce la burocrazia. A nostro parere bisogna cercare di evitare i tagli lineari. Il fatto di poter fare un percorso e valorizzare quello che c’è di positivo è un elemento da tenere da parte. I nostri centri per il lavoro fanno anche formazione e danno un accompagnamento sindacale all’impresa, per essere aggiornato sulle nuove politiche».

Il 97% delle imprese in Italia sono piccole e il 94% sono microimprese con meno di 10 dipendenti. Quindi le nuove regole del lavoro devono, per la Mavellia, guardare a queste realtà: «Con Bersani prima e poi con Monti, noi del terziario abbiamo lavorato per liberalizzare il mercato. E siamo stati i più liberalizzati di tutti, con possibilità di vendita 24 ore su 24. Soltanto nel 2014 solo il 2% delle imprese si è rivolta ai centri per l’impiego. Quindi qualcosa va cambiato e reso più performante. Anche il sistema di accreditati al lavoro deve continuare a fornire il proprio contributo».


Leonardo Marzorati

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