Un sistema informativo per comprendere il mercato del lavoro

Maurizio Del Conte
Complimenti alla Lombardia, ma ora si deve lavorare a livello nazionale. Guarda in grande Maurizio Del Conte, Presidente dell’Agenzia Nazionale per le Politiche del Lavoro (Anpal). Il professor Del Conte in occasione della nascita del Patto Lavoro Lombardia è partito dal Jobs Act per inserire il suo progetto di database nazionale per l’inserimento. «Apprezzo questa nuova iniziativa lombarda – ha esordito Del Conte - da Milano e dalla Lombardia c’è sempre da imparare. Il 150 è stato fatto in un momento di transizione e non v’è dubbio che sia una fase storica difficile quella nella quale è tenuto a esordire. Il problema del 150 non è stato ancora realizzato nella sua struttura».

La bacchettata agli operatori lombardi non si è fatta attendere, anche se è suonata più come un consiglio che non una critica: «La discussione tra modello competitivo e modello collaborativo è sterile e ci porta poco lontano. L’’articolo 1 del 150 si delinea una rete di soggetti che hanno finalità specifiche ma ognuna di esse è possibile ricondurla a fattore comune. Ricomprendere le diverse specificità dei diversi attori in un modello comune. Non so perché in Lombardia si sia creata una paura attorno al 150. Forse è una reazione istintiva verso un modello che funzionava perplesso di fronte alle novità. Ma il nostro Paese non poteva più fare a meno di un modello nazionale di politiche attive sul lavoro. Un modello nazionale coordinato da un’agenzia, come già succede in altri Paesi».

Il punto centrale del presidente dell’Anpal è far girare le informazioni, in tutta la penisola ma anche seguendo una dimensione europea. «Voglio un mercato del lavoro italiano – ha detto Del Conte - con informazioni che possono essere utili alle imprese di tutto il territorio nazionale. A un’impresa lombarda fa comodo avere accesso a informazioni sull’offerta di lavoro di altre regioni. Noi abbiamo bisogno di dare alle imprese quel lavoro e quelle qualità e specifiche professionalità che si trovano in tutto il territorio. La stessa cosa vale per i disoccupati. Sarebbe anche il caso di sorpassare il concetto di nazionale e ragionare in chiave europea».

Un esempio valido è quello dell’Italcementi di Bergamo. «Nel modello Italcementi c’è stato un modelli di mobilità europea, accettato anche dal sindacato. Esportare cervelli è un bene per il nostro Paese. Il problema è non essere capaci di attrarne dagli altri Paesi. Noi dobbiamo essere attrattivi e quindi abbiamo bisogno di una grande collaborazione almeno a livello nazionale».

Il nuovo sistema informativo stravolgerà la richiesta di lavoro e quindi le strategie di operatori e di disoccupati. «Si deve partire dal disoccupato che bussa alla porta dell’operatore e non viceversa. Serve un sistema informativo di dati che dovranno essere grandi e organizzati in modo coerente con le tecnologie esistenti, attraverso intelligenze artificiali in grado di avere una capacità predittiva sui tempi e sulle possibilità di rioccupazione dei disoccupati che oggi ci sogniamo. La capacità di comprendere il nostro mercato del lavoro attraverso il sistema informativo, può darci risposte che ora nemmeno immaginiamo. Si dovrà quindi superare il sistema fai da te, dove il disoccupato si rivolge agli amici degli amici o dei genitori».

L’invito di Del Conte è di collaborare tutti insieme: «Si deve passare dal granellino di ogni operatore a costruire un sistema integrato. Gli operatori lavoreranno meglio. Dobbiamo competere non con i Paesi emergenti con il ribasso dei salari ma guardando ai paesi che già hanno avviato modelli vincenti».


Leonardo Marzorati

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