Dopo la riforma, quale futuro per il lavoro in Lombardia e in Italia?
Dopo
la riforma, quale futuro per il lavoro in Lombardia e in Italia?
Lunedì
13 giugno 2016 verrà ricordata come la data x della riforma del
lavoro. Non perché sia stata approvata in parlamento, ma perché
tutti i centri intermedi si sono ritrovati in un albergo di Milano
per discutere e fare il punto della situazione su come muoversi in
prossimità dell'emanazione del digs 150/2015.
Nasce
così Patto Lavoro Lombardia, organo che riunisce i principali centri
privati per il lavoro, con un modello di scambio di informazioni
volte all'occupazione, che si spera possa essere replicato a livello
nazionale. Tra i soci del PLL c'è Galdus, centro di formazione
professionale, da anni impegnata a creare efficienze e a dar
competenze utili al mercato del lavoro.
A
introdurre i lavori è stata l'assessore all'Istruzione, Formazione e
Lavoro della Lombardia Valentina Aprea. «Con
garanzia giovani – ha detto l'assessore – abbiamo creato un
modello vincente. Lo stesso ministro Poletti ha ricordato che la
Lombardia è stata la migliore per collocazioni.
Abbiamo scoperto nuove potenzialità: oggi sono le imprese che ci
chiedono di curvare le richieste in base alle esigenze.
Per rafforarzare la situazione
nazionale si deve portare più Lombardia in Italia.»
Il
Patto Lavoro Lombardia è una rete di operatori privati che svolgono
esclusivamente servizi di politica attiva e di intermediazione in
Regione Lombardia. «In questo momento così cruciale per il
ridisegno delle politiche attive per il lavoro - afferma Diego
Montrone, presidente Galdus, socia di PLL - ci sembra fondamentale
arrivare a una chiarezza dei ruoli che distingua l’operato dei
centri per l’impiego pubblici e dei centri per il lavoro privati;
dal nostro punto di vista è importante che i Cpi possano proseguire
nella loro azione di controllo e di verifica e che i centri per il
lavoro privati possano erogare servizi sempre più mirati di
accompagnamento al lavoro diversificati per target, territorio,
fabbisogni occupazionali delle imprese».
Al
convegno hanno preso parola in primis le parti sociali.
«Se
alla riforma non seguono politiche attive – ha rimproverato Gigi
Petteni Segreteria Nazionale Cisl – allora viva la cassa
integrazione. Il sindacato, come sull'apprendistato, è pronto a fare
la sua parte. Un modello come quello del Patto Lavoro Lombardia va
inserito anche nelle imprese in crisi, dato che ce ne sono molte».
Gli ha fatto eco Giovanna
Mavellia di Confcommercio che ha dichiarato: «Si devono evitare i
tassi lineari e si deve tener conto dell'esperienza. Noi abbiamo
centri di formazione che danno una mano alle piccole imprese per
essere più competitive».
Anche
gli analisti ed esperti in materia hanno mostrato una certa
soddisfazione verso questa nuova iniziativa, vista come uno stimolo a
portare opportunità di lavoro e a far tenere in Italia eccellenze
umane. Gianni Bocchieri direttore generale dell'assessorato
Istruzione, Formazione e Lavoro ha definito questo patto
un'interlocuzione forte che va a coprire un vuoto. Bocchieri ha
spiegato: «Chi ambisce a un lavoro va profilato, impresa partita
anche prima di Garanzia Giovani. Abbiamo il nostro database, perché
chi viene da altre regioni possa sapere di opportunità in Lombardia,
prima di andare all'estero. Ho chiesto a Boeri una cartella Excel con
i dati di chi non ha lavoro, ma al momento dall'Inps non mi hanno
dato risposta». «L'idea delle agenzie – ha precisato Maurizio
Sorcioni di Italia Lavoro s.p.a. - è tra le più riuscite esperienze
europee. Un'infrastruttura come questa permetterà di scambiare
informazioni tra vari livelli. La speranza è che si estenda dalla
Lombardia all'Italia. La profilazione va bene, ma quella della
Regione è limitata a pochi dati, si dovrebbero inserire le
esperienze».
Tra
gli interventi, interessante quello del presidente dell'Anpal
(Agenzia Nazionale per le Politiche Attive del Lavoro) Maurizio Del
Conte. «Il mercato del lavoro italiano – ha detto Del Conte –
deve permettere di dare tutte le informazioni necessarie alle imprese
del territorio nazionale. Noi agiamo in questa direzione. La ricerca
del lavoro fai da te, con richieste all'amico dell'amico deve essere
sostituita da un'istituzione in grado di incanalare il lavoratore».
Il Patto va bene per Giuseppe Zingale dell'Afol (Agenzia Formazione
Orientamento Lavoro), purché non sminuisca chi c'è già. Lo ha
rassicurato Elena Danese, coordinatrice dello stesso PLL, interessata
soprattutto a superare la logica dei progetti: «Con la 150 si deve
passare ai servizi garantiti per tutti e all'opportunità di essere
accompagnati da un lavoro ad un altro».
Leonardo
Marzorati
Commenti
Posta un commento