Giovanni Bocchieri: avanti con la profilazione di chi vuole lavorare

Gianni Bocchieri 
Alla nascita del Patto Lavoro Lombardia ha dato un contributo fondamentale la Regione Lombardia. È il Direttore Generale dell'Assessorato alla Formazione e Lavoro Giovanni Bocchieri a spiegare il lavoro fatto dalla Regione in ottica occupazionale.

«IL PPL – ha spiegato Bocchieri - è utile per avere più interlocuzione con delle rappresentante. È più importante costruire con gli operatori i sistemi che poi verranno gestiti dagli operatori stessi. Ci interessa il punto di vista di chi potrebbe essere avvantaggiato da un sistema che favorisce la somministrazione di lavoro. Questo patto va a coprire un ruolo che nella politica non esiste e grazie al 150 ha una proiezione nazionale».

Come facilitare il lavoro degli operatori che cercano di collocare i lavoratori fermi? Come rendere più dinamiche le collocazioni? «Per quanto riguarda l'accountability – secondo il Direttore Generale - è stata un'esigenza interpretata dall'inizio e noi con Dote Unica Lavoro abbiamo fatto partire un monitoraggio settimanale. Abbiamo animato con questi risultati la top ten per far si che gli operatori potessero competere tra di loro, in una logica che il vantaggio dell'operatore coincide con il vantaggio del lavoratore. Per certi aspetti il vantaggio del lavoratore è maggiore rispetto a quello dell'operatore. Perché se l'operatore non garantisce i 6 mesi non ha i benefici, mentre basta un giorno di lavoro per avvicinare comunque un lavoratore fino a prima fermo al mercato».

Bocchieri ha voluto concentrarsi sulla peculiarità lombarda del sistema di monitoraggio dei candidati: «Il punto critico del nostro modello è dato dalla situazione italiana, dove da la Treu in poi, c'è sempre stato il pregiudizio che gli operatori pubblico sarebbero stati l'approdo di soggetti più difficili da ricollocare, mentre gli operatori privati l'approdo dei lavoratori più competitivi e più facili da ricollocare. Il nostro meccanismo non doveva avallare questo pregiudizio. I dati dicono che gli operatori privati della Regione Lombardia hanno preso in carica soggetti di fascia 3, con maggiori difficoltà a essere reinseriti nel mondo del lavoro.
Sull'esigenza di avere un sistema nazionale, siamo i primi a dire che è inevitabile. Chi gestisce i centri per l'impiego lo sa. Il nostro punto nevralgico è stato il sistema informativo, abbiamo costruito un portale regionale in attesa di quello nazionale. Dobbiamo combinare i sistemi regionali dagli altri con il nostro».

La legge 150 del Jobs Act cambia la mobilità della forza lavoro e la sposta sul mercato. La soluzione principale per ricollocare più mano d'opera è la profilazione per Bocchieri. «Quello della profilazione è un altro problema. Noi nell'ottobre 2013 abbiamo combinato 4 variabili: sesso, titolo di studio, età e durata della disoccupazione. Il nostro sistema non si rivolge solo a chi percepisce la Naspi o è disoccupato da almeno 4 mesi. Possiamo spostare i parametri in base a quello che il professor Del Conte deciderà. Noi siamo pronti».


Leonardo Marzorati

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