Come le cicogne lo straniero fa il suo nido

Un momento del reading "Come le cicogne"
Sono sporchi, rubano, puzzano, sono freddi, sono prepotenti, hanno i soldi, non hanno voglia di lavorare, maltrattano le donne, sono ignoranti, sono razzisti. Quante volte abbiamo sentito, pensato o detto uno di questi giudizi?
A Innesti sono andati in scena pure loro. Perché i pregiudizi vanno portati sul palco, essendo ormai una caratteristica fondamentale della nostra società. Un male assoluto o un piccolo difetto? Lo spettacolo “Come le cicogne” andato in scena al Teatro Menotti lunedì 20 giugno ce lo ha fatto capire.
Questo reading è stato realizzato grazie alle esperienze di tre attori italiani e stranieri o entrambe le cose: Claudia Donzelli, Alexandra Lovin e Vlad Scolari. I tre hanno letto esperienze, sensazioni, pensieri, razzismi e imbarazzi di chi si sente diverso o vede la diversità in chi gli sta a fianco. Ad accompagnarli le timide note di chitarra del musicista Marco Pisi.
Gli immigrati di prima e seconda generazione hanno disegnato nuovi scenari culturali e sociali nella società contemporanea italiana, cogliendoci a volte impreparati di fronte a un fenomeno che in altri paesi europei si è verificato anni prima. I modelli di integrazione che le società europee hanno sperimentato ora seguono tre linee di convivenza: assimilazione, integrazione e inserimento. Il cammino di queste tre linee è speso interrotto da incomprensioni, egoismi e ignoranza.
Lo spettacolo, nato all'interno di un laboratorio diretto da Mihai Mircea Butcovan, ci immerge nella prosa di Innesti, dopo lo spettacolo musicale di Marco Massa e Nenè Ribeiro, cogliendo tutte le sfaccettature dei punti critici della convivenza. I tre personaggi leggono le sensazioni di chi ha lasciato la sua terra o c'è tornato in momenti di estraneazione dalla quotidianità. Tra un'esperienza e l'altra prendono voce i pregiudizi, i luoghi comuni, ciò che spesso non viene detto ad alta voce ma non sfugge al pensiero.”Come le cicogne” è una prosa che ci aiuta a confrontarci con intolleranze intrinseche al nostro vissuto quotidiano.

Leonardo Marzorati

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