E la miglior pittura giapponese arrivò a Milano
Il
Giappone del periodo Edo rifiorisce a Milano in una splendida mostra
a Palazzo Reale. Fino
a 29 gennaio 2017 sarà possibile ammirare “Hokusai, Hiroshige,
Utamaro” una retrospettiva che ci immerge nel Giappone a cavallo
tra il XVIII e XIX secolo. Siamo negli anni dell’egemonia della
famiglia Tokugawa, detentrice dello shogunato per più di due secoli. Arte e storia si abbracciano in un'esposizione che ci immerge nel Giappone imperiale con realismo e lontani dai luoghi comuni. Il merito è dei tre signori le cui serigrafie colorano le stanze di Palazzo Reale.
I tre nomi nipponici ai più possono dire poco o nulla, ma si tratta di pittori che hanno rivoluzionato l’arte dell’arcipelago asiatico, grazie ai primi influenti contatti con i maestri europei. Hokusai, Hiroshige e Utamaro negli anni seguenti saranno loro stessi maestri per pittori geograficamente distanti dal Giappone, basti pensare alle vedute impressioniste e al simbolismo.
I tre nomi nipponici ai più possono dire poco o nulla, ma si tratta di pittori che hanno rivoluzionato l’arte dell’arcipelago asiatico, grazie ai primi influenti contatti con i maestri europei. Hokusai, Hiroshige e Utamaro negli anni seguenti saranno loro stessi maestri per pittori geograficamente distanti dal Giappone, basti pensare alle vedute impressioniste e al simbolismo.
L’esposizione è composta di 200 silografie policrome e libri illustrati provenienti dalla prestigiosa collezione del Honolulu Museum of Art. Nelle cinque sezioni della mostra ci si imbatte nelle silografie paesaggistiche di Katsushika Hokusai (1760-1849), il più longevo e produttivo dei tre artisti. Hokusai ha uno stretto contatto con la natura e i suoi elementi. Questo è ben visibile nell’ultima sala, dove sono esposti i testi manga del maestro, in cui elencava, disegnandoli fiori, animali, esseri umani. Hokusai guarda al Giappone imperiale riportando scene di vita quotidiana, dalla pesca alla costruzione di un’abitazione. I suoi paesaggi ci fanno capire quanto sia stato influenzato dai vedutisti veneziani, in particolar modo il Canaletto. L’artista subisce il fascino della natura nelle sue opere più celebri, che vanno dal temuto monte Fuji, alle cascate, fino alla ormai infinitamente riprodotta “La grande onda”. Quest’ultima opera è conosciuta ai più, anche se la maggior parte non saprebbe attribuirne l’autore e nemmeno l’epoca storica. Nella mostra a Palazzo Reale si fa chiarezza anche su questo celebre quadro.
Utagawa
Hiroshige (1797-1858)
come
Hokusai esplora la natura e i suoi elementi e rivaleggia con il
collega nel dipingere per opere letterarie copertine e immagini da
inserire nei testi. Anch’egli guarda al grande vulcano giapponese
con timore e sublime incanto. Le opere più celebri di Hiroshige sono
le “Cinquantatrè
stazioni del Tōkaidō”,
edita nel 1833-34, dove
l’artista realizza 53 silografie sulle 53 stazioni della grande
strada che collegava all’ora capitale Edo con Kyoto. Si tratta
dell’arteria centrale del Giappone dei Tokugawa, con mercanti,
messaggeri, soldati in movimento per tra le tappe simbolo dello
sviluppo del Paese. Non
mancano colorati uccelli e fiori, in riproduzioni verticali
dall’indiscutibile fascino.
l soggetto dipinto cambia con Kitagawa Utamaro (1753-1806).Non più paesaggi, fiori e scene di lavoro, ma donne. Il fascino femminile del gentil sesso nipponico trova in Utamaro il suo principale istrione. I suoi Surinomo (silografie commissionate per eventi speciali) fecero il giro del Giappone, tanto che diversi altri artisti tentarono di copiarne lo stile, con suo irritato disappunto. Le fanciulle di Utamaro sprigionano fascino in dolci abbracci o in scene di vita quotidiana. Non mancano gli attori del teatro kabuki, con le tipiche maschere a fare da contrasto alla bellezza delle donne.
l soggetto dipinto cambia con Kitagawa Utamaro (1753-1806).Non più paesaggi, fiori e scene di lavoro, ma donne. Il fascino femminile del gentil sesso nipponico trova in Utamaro il suo principale istrione. I suoi Surinomo (silografie commissionate per eventi speciali) fecero il giro del Giappone, tanto che diversi altri artisti tentarono di copiarne lo stile, con suo irritato disappunto. Le fanciulle di Utamaro sprigionano fascino in dolci abbracci o in scene di vita quotidiana. Non mancano gli attori del teatro kabuki, con le tipiche maschere a fare da contrasto alla bellezza delle donne.
“Hokusai, Hiroshige, Utamaro” arriva quest’anno a Milano nel 150esimo anniversario degli accordi commerciali tra Italia e Giappone. Dopo tanta arte europea è giusto immergersi tra queste meraviglie arrivate dall’estremo oriente. Perché di Giappone si sa molto meno di quello che si dovrebbe conoscere e questa mostra fa senz’altro la sua parte per avvicinarci un po’ di più al Paese del Sol Levante.
Leonardo
Marzorati
Si respira pace e armonia con questi lavori dei tre Maestri giapponesi. Qualcuno si ricorda quando abbiamo avuto Hokusai a Milano in precedenza?
RispondiEliminaNon ce la ricordavamo, grazie per l'appunto Angela!
RispondiElimina