Mike Bongiorno, un simbolo dell'Italia contemporanea

Noi italiani siamo cresciuti con Mike Bongiorno. Chi andando al bar il giovedì sera per vedere “Lascia o Raddoppia”, chi davanti al divano incollato allo schermo in bianco e nero che trasmetteva “Rischiatutto”, chi con il colore e le luci degli studi di Canale 5. Non c’è generazione, eccetto i giovanissimi, che non abbia visto in Mike Bongiorno un simbolo. Questo grandissimo personaggio nazionalpopolare, nel centenario della sua nascita, viene celebrato in con una mostra aperta in piazzetta Reale a Milano dal 17 settembre al 17 novembre.

“Mike Bongiorno 1924 – 2024” è la prima esposizione fatta in onore del celebre presentatore televisivo. Ma Bongiorno non è solo il volto rassicurante della televisione italiana, Mike è stato un uomo la cui vita ha un altissimo potenziale romanzesco.


Il percorso di Palazzo Reale ci fa proprio conoscere Michael Nicholas Salvatore Bongiorno, nato a Nuova York il 26 maggio 1924, figlio dell’italoamericano Philip Bongiorno e della torinese Emilia Carello. I nonni del futuro SuperMike erano emigrati alla fine del XIX secolo dalla povera campagna palermitana all’America dei sogni. Come ha ricordato il figlio di Mike Niccolò, la storia dei Bongiorno è una storia di migranti. Proprio grazie al contributo dei figli e della moglie Daniela, sono esposte a Milano fotografie, lettere, telegrammi e oggetti della famiglia di emigranti Bongiorno. Ci sono poi gli anni della scuola in Italia, la guerra, i primi passi nel mondo del giornalismo. La storia di Mike è ottimamente sintetizzata nelle varie sale a cui si accede.


In un video è lo stesso Mike Bongiorno, in una delle sue ultime interviste, a raccontare spezzoni della sua vita, come quello di aver fatto la staffetta partigiana, di essersi salvato da una fucilazione da parte della Gestapo grazie al suo passaporto statunitense, di aver conosciuto Indro Montanelli nel carcere di San Vittore e di essere stato poi deportato nei campi di concentramento nazisti. Un superstite di quella sanguinaria guerra.


Mike Bongiorno ha percorso tutte le tappe dell’informazione, dalla carta stampata alla radio e infine alla nascente televisione. Nelle diverse teche della mostra ci sono suoi articoli, molti dei quali sportivi, e le foto della sua carriera di giornalista tra Italia e Stati Uniti d’America. Fu Vittorio Veltroni a convincerlo a stabilirsi definitivamente nel nostro Paese, dove diventerà il volto simbolo del nuovo elettrodomestico che stava cambiando le abitudini degli italiani.


Prima in Rai, poi alla Fininvest di Silvio Berlusconi, Mike Bongiorno è stato dagli anni cinquanta ai duemila un ospite fisso nelle case degli italiani e persino nei bar. E un bar degli anni cinquanta, epoca in cui solo in pochi potevano permettersi un televisore in casa, è ricostruito alla perfezione in una sala del percorso. Ci sono le cabine di “Rischiatutto”, la “Ruota della Fortuna”, i tanti Telegatti, i video delle sue presentazioni del Festival di Sanremo, dei suoi tanti quiz. Non mancano elementi della sua vita privata, da foto con moglie e figli fino alla sua passione per lo sport, lo sci in particolare. Sono presenti anche i suoi inconfondibili occhiali che portava ai tempi di “Telemike”.


La mostra ha avuto anche il fondamentale contributo delle due aziende per cui lavorò Bongiorno: la tv di Stato e quella privata di Berlusconi. Rai e Mediaset hanno portato alla mostra materiale davvero interessante, che il visitatore può gustare con apposite cuffie: dai tanti Telegatti vinti da Mike, ai ricordi di tre suoi colleghi e amici, quali sono stati Pippo Baudo, Fiorello e Fabio Fazio. Sono gustosissimi i siparietti tra Mike e l’amico/rivale Corrado, con quest’ultimo rassegnato dal doverlo sempre premiare alla serata dei Telegatti. Prima dell’uscita sono poste due grandi foto dei funerali di Mike, una con il feretro, la famiglia e le autorità sul sagrato del Duomo di Milano, l’altra con la folla di suoi fan, telespettatori di tutte le età.


Mike Bongiorno è parte di noi italiani. Chi come me è cresciuto negli anni del Mike Bongiorno che su Canale 5 salutava con “Amici ascoltatori, allegria!” e si divertiva con il gioco in scatola de “La Ruota della Fortuna” (presente in mostra insieme ad altri giochi realizzati sul successo delle sue trasmissioni), ha passato una splendida ora rivedendo immagini e rivivendo momenti dei propri anni passati. Perché Mike Bongiorno fa parte della nostra storia. È un simbolo dell’Italia Repubblicana nata dalle macerie della Seconda Guerra Mondiale. Dai teleschermi in bianco e nero a quelli a colori, dalla tv di Stato alla Fininvest; dai telequiz al Festival di Sanremo; dalla sua breve parentesi cinematografica che lo vide recitare anche con Totò, agli spot per le compagnie telefoniche; dalla sua voce di inviato radiofonico, all'imitazione fatta da Fiorello.


Mike Bongiorno è una figura fondamentale della cultura italiana, anche se qualcuno ha storto il naso. Mike è stato un uomo per cui l’illustre semiologo Umberto Eco perse ore di studio per pubblicare “Fenomenologi di Mike Bongiorno”. Mike Bongiorno si studia all'università e a lui sono dedicate tesi di laurea. La mostra di Milano onora uno dei padri della nostra televisione e ci aiuta a conoscere il Novecento attraverso la vita di un suo eccezionale protagonista.


Leonardo Marzorati

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