Van Gogh, pittore colto


Si è scritto tanto su Vincent Van Gogh. Di mostre con le sue opere ce ne sono state migliaia sparse per il mondo. Eppure certi aspetti del pittore fiammingo non sono conosciuti. Come ha fatto questo pittore a influenzare così pesantemente l’arte del secolo successivo al suo? Come ha fatto Van Gogh ad arrivare alla sua arte? Attraverso che studi e che maestri? E perché viene tanto celebrato, persino più dei grandi maestri dell’arte del XIX, dai neoclassicisti ai romantici, dai realisti agli impressionisti?

Le riposte possono arrivare dopo una visita alla mostra “Vincent Van Gogh. Pittore colto” aperta fino al 28 gennaio 2024 al Mudec di Milano. L’esposizione, davvero ben curata, parte da ciò che vide e lesse il giovane disegnatore fiammingo. Van Gogh amò “La Capanna dello Zio Tom”, i romanzi di Charles Dickens, il naturalismo di Emile Zola e alcuni romanzi; su tutti “Bel-Ami” di Guy de Maupassant e “Madame Chrysanthème” di Pierre LotiAl Mudec i vecchi romanzi dell’artista olandese sono esposti tra le sue tele. Queste ultime provengono principalmente dal Museo Kröller-Müller di Otterlo, nei Paesi Bassi.

Oltre alle letture, Van Gogh fu influenzato dalle stampe inglesi che illustravano i racconti dickensiani. Il pittore se li faceva inviare dal fratello Theo. E proprio le lettere di corrispondenza tra i due fratelli Van Gogh sono la fonte che anima la mostra. Negli scritti di Vincent a Theo si scoprono le sue passioni artistiche. Van Gogh amava il padre del realismo francese Jean-François Millet, tanto da riprodurre alcuni dei suoi capolavori, come “L’Angelus”. E proprio “L’Angelus” di Van Gogh, realizzato negli anni giovanili a matita, acquarello e gessetto, apre l’esposizione.

Il percorso ci permettere di cogliere tutti gli aspetti dell’arte di Van Gogh, con capolavori del pittore fiammingo accostati alle opere a cui fu debitore. Ci sono, oltre a lavori di Millet, le stampe giapponesi di Katsushika Hokusai e Utagawa Hiroshige e i paesaggi puntinisti di Paul Signac. Van Gogh ammirò questi quadri, sia dal vivo (quando queste opere arrivarono in Olanda) sia dai libri d’arte.

Si arriva così a capolavori come “Veduta di Saintes Marie de la Mer”, “La vigna verde”, “Covone sotto un cielo nuvolo”, “Interno di un ristorante”. I paesaggi riprendono l’attenzione alla natura dei pittori giapponesi, le sue luci della città sembrano essere venuti fuori dai romanzi di Maupassant. Van Gogh.

Van Gogh osservava diligentemente anche il mondo che lo circondava. Da dettagli come un nido d’uccelli, alla miseria che affliggeva la povera gente delle Fiandre. L’amore per il prossimo lo si può vedere nel ritratto di una prostituta, in quello di Joseph Michel Ginoux e in uno dei suoi celeberrimi autoritratti.

Quella del Mudec non è la solita mostra su Van Gogh. È una mostra di Van Gogh, perché sua. Perché è come se il curatore fosse egli stesso. Non si evidenziano aspetti noti del pittore, come la pazzia, ma si scava nel suo mondo, quello che gli ha permesso, sommato al suo innegabile genio, di farlo divenire uno dei più grandi artisti della storia dell’umanità. “Vincent Van Gogh. Pittore colto” vale il prezzo del biglietto.

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