Il piccolo immenso mondo di Giorgio Morandi


C’è un pittore italiano che nel corso del novecento è stato chiuso in un suo microclima fatto di oggetti inanimati e verdi paesaggi: Giorgio Morandi. Il mondo veniva sconvolto da rivoluzioni, guerre, regimi e questo distinto signore bolognese dipingeva centinaia di quadri nel suo appartamento di via Fondazza. Solo negli ultimi anni della sua vita Morandi trovò un secondo ambiente di lavoro: la casa di villeggiatura a Grizzana, sull’Appennino. Per tutta la vita Morandi ha dipinto lo straordinario dell’ordinario. A Milano si possono ammirare alcuni capolavori di questo genio della pittura. Dal 5 ottobre al 4 febbraio 2024 a Palazzo Reale c’è la mostra “Giorgio Morandi 1890-1964”.

L’artista bolognese è celebre in tutto il mondo per le sue nature morte. Le sue bottiglie sono un marchio di fabbrica, spesso oggetto di aste miliardarie. A Milano sono esposte opere provenienti dal Museo Morandi di Bologna e da diverse collezioni private. Alcuni di questi quadri sono difficilissimi da poter ammirare. La mostra è una rara occasione per portarle al grande pubblico. Un esempio è una natura morta, una delle sue prime, del 1916, uno dei dieci più importanti quadri del secondo decennio del novecento in tutto il mondo.

Il percorso artistico ripercorre la lunga carriera del pittore. C’è la sua parentesi metafisica, in cui Morandi attinse da Carlo Carrà e Giorgio De Chirico; ci sono i suo primi paesaggi, spesso scorci immortalati dalla finestra del suo appartamento di Bologna o visioni agresti che riprendono la lezione di Paul Cézanne; ci sono elementi semplici, presenti in una qualsiasi casa di città: vasi con fiori, bottiglie, anfore, conchiglie.

La maggioranza dei quadri esposti sono oli su tela, ma non mancano altre tecniche, come l’acquarello. Morandi fu acquarellista nei primi e negli ultimi anni della sua vita. Utilizzò anche matite e chine e tra le tante nature morte c’è una straordinaria litografia (in rame elettrolitico inciso all’acquaforte e poi biffato) dove l’ordine geometrico degli oggetti raffigurati ci riporta ai lavoro di Jean-Baptiste Siméon Chardin.

Ci si sofferma sulle ombre degli oggetti in tela. In alcuni casi ci sono, in altri no. Morandi dà un’anima alle cose. C’è una forte presenza animista nella sua pittura. Le sue bottiglie escono dalla quotidianità e prendono vita. Tanto i pittori del quattrocento raffiguravano i santi, tanto l’artista di Bologna ha dato un alone di sacralità a banali bottiglie, brocche e bicchieri.

Mancano gli esseri umani nelle sue opere. Mancano anche gli animali, quantomeno quelli vivi, dato che nelle sue nature morte inserisce anche le conchiglie. Ci sono solo oggetti inanimati, che hanno però una vita propria concessagli dall’autore, e vegetali. Questi ultimi vanno dai fiori raccolti e messi in un vaso, alle siepi e gli alberi di cortili e prati incontaminati.

Dal 1890 al 1964 l’Italia e il Mondo intero hanno visto cambiamenti epocali. Tanti pittori hanno immortalato la Storia. Morandi no. Lui ha creato una sua Storia, fatta di vasi, bottiglie e case tra i campi. Il tempo sembra non scorrere nelle sue tele. A Palazzo Reale ci si perde tra i colori che danno anima a elementi che normalmente non ne sono forniti. La mostra di Milano ci immerge nel mondo di Morandi. È un mondo che merita di essere conosciuto, per capire la potenza artistica di un maestro della pittura quale è stato Giorgio Morandi.

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