Garanzia Giovani, una buona partenza per dare lavoro

Il ministro del Lavoro Giuliano Poletti
Garanzia Giovani sta funzionando? Il programma nato per limare a livello europeo la grande massa di NEET (giovani che non studiano, non fanno formazione, né lavorano) a un anno e mezzo di vita ha portato in tutti i Paesi della Ue accese discussioni. I pareri sono discordanti, ma su un punto sembra esserci convergenza: in Lombardia il programma sta andando bene. I primi bilanci sono stati tracciati lunedì 25 luglio nell'auditorium Testori di Palazzo Lombardia a Milano. Presenti, il ministro del Lavoro Giuliano Poletti, il governatore lombardo Roberto Maroni e l’assessore all'Istruzione, Formazione e Lavoro Valentina Aprea.

Il ministro Poletti, pur da posizioni politiche opposte alla giunta Maroni, ha fatto i sinceri complimenti all’ente per come ha saputo gestire Garanzia Giovani. Per Poletti il programma è un buon inizio, con diverse migliorie da apportare. «Il buon metodo di Garanzia Giovani in Lombardia – ha riferito il ministro – ci ha dato l’intuizione, mantenendo i vincoli europei e nazionali, che il programma potesse essere migliorato. L’Europa ci deve dire come sta andando e metterci insieme per capire come renderlo migliore per tutti i Paesi dell’Unione. Ci sono molti programmi europei di cui i cittadini non sono a conoscenza». Poletti ha però focalizzato il discorso su Garanzia Giovani in Italia: «Su 200mila tirocini, in 90mila hanno proseguito il lavoro nella stessa azienda. Noi governo dobbiamo ascoltare, perché ci sono strutture che non funzionano come si deve. Non stando in ufficio a Roma, ma girando l’Italia in incontri come questo. Garanzia Giovani non è uno straordinario successo, ma è una buona partenza, perché fa sì che sempre meno giovani siano NEET. Ora dobbiamo trovare gli strumenti che ci facciano conoscere chi è fermo dal lavoro da 2 o 3 anni e rimetterli sul mercato». 

Il ministro con Roberto Maroni e Valentina Aprea
I numeri per l’Italia dicono che gli iscritti al programma, cominciato un anno e mezzo fa, sono buoni, con 1 milione e 100mila partecipanti. Per il ministro? «Solo nell’ultima settimana – ha proseguito Poletti – si sono registrate 6mila iscrizioni. Alcuni si iscrivono anche solo per curiosità, per averne sentito parlare. Comunque sono dati che ci danno speranza. Se il passaparola porta adesioni è segno che qualcosa di buono c’è. Adesso si deve parlare di lavoro nelle scuole, stando bene attenti all’età dei ragazzi che avremo di fronte. Si deve ricominciare a ricostruire il percorso fin dai 13 anni, con il passaggio dalle scuole medie a quelle superiori. Garanzia Giovani è nata a causa dei NEET. Sono troppi e la colpa è anche nostra che non siamo stati capaci di individuarli e di cercare soluzioni».

Poletti ha concluso con un intervento sulle tecnologie che stanno creando nuove professioni su cui è davvero difficile tracciare previsioni per il futuro. «Chi nasce oggi chissà che lavori farà tra vent’anni. La società cambia velocemente, creando mestieri che non esistono. Uno che porta i pacchi grazie a una app, come lo considerate? C’è chi mi ha chiesto di vietare certe professioni, io invece penso che vadano regolarizzate».

Leonardo Marzorati

Commenti

  1. Se si perdono dopo le medie significa molto su come è stato somministrato l'insegnamento fin lì. Quindi sono necessarie una serie di azioni che ho pensato da tempo per il settore della Pubblica Istruzione. Che non deve limitarsi a dare solo cultura in senso stretto (cosa che fa già malamente,con le dovute rare eccezioni) ma deve formare dei CITTADINI.Non posso trattare qui l'argomento in modo esauriente. Mi limito a dire che tre dovrebbero essere le fasi: primo insegnamento Morale,in cui chiariamo ciò che è bene e ciò che è male; secondo insegnamento Sociale, dove gli insegnami i doveri nei confronti del proprio Paese e dei propri confratelli; terzo la cultura con nuovi metodi. Mi limito qui perché ci sarebbe da proseguire per ore. Un saluto da Lorenzo a Leonardo ( la famosa frase di kennedy terminava.... cosa potreste fare voi per il vostro Paese)

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    1. Grazie del commento Lorenzo. Il ritorno dell'educazione CIVICA potrebbe essere un primo passo. Il discorso è complesso, servirebbero insegnanti e genitori che facciano innamorare i figli della cultura. Ma se gli insegnanti sono svogliati e i genitori ignoranti (non per necessità ma spesso per scelta) è normale che i figli abbiano sogni distanti da quelli MORALI di cui parli. Sarebbe bello affrontare l'argomento anche con membri della classe politica, quella nuova che governa ora. Ma pure la stessa classe politica non lascia ben sperare: né quella di maggioranza, né quella di opposizione.
      Leonardo

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