Milano punto d'incrocio tra Oriente e Occidente

Una
risposta la dà il Mudec. Il Museo delle Culture di Milano difatti
ospita, fino al 2 febbraio 2020, una doppia mostra: “Impressioni
d'Oriente – Arte e collezionismo tra Europa e Giappone” e “Quando
il Giappone scoprì l'Italia – Storie d'incontri (1585-1890)”. Le
due mostre, a biglietto unico, ci fanno conoscere le influenze che il
Giappone portò agli Europei, soprattutto nel corso del XIX secolo e
quanto invece appresero dalla cultura italiana i popoli asiatici, fin
dai primi pellegrinaggi dei gesuiti nel corso del XVI secolo.

Il
giapponismo tra il 1860 e il 1900 contribuì a evolvere la pittura,
la scultura e le arti decorative europee (oltre a letteratura e
musica). I quadri di Hokusai e Hiroshige presenti al Mudec vennero
presi d'esempio dai post-impressionisti e dai simbolisti europei.
La
seconda mostra, “Quando il Giappone scoprì l'Italia”, si
concentra sul percorso inverso: l'evoluzione della cultura nipponica,
fin dal XVI secolo, figlia dei viaggi degli italiani nell'arcipelago
asiatico. La millenaria cultura giapponese si arricchì dal contatto
con l'Europa e, in particolar modo, con l'Italia.
La
domanda viene spontanea: chi si è arricchito maggiormente da questi
secolari contatti di civiltà? Gli italiani o i giapponesi. La
risposta è al Mudec, in una doppia mostra che difficilmente vi
lascerà delusi. Perché Giappone e Italia hanno molti più punti di
contatto di quanto possiamo pensare. Contatti secolari, che resistono
a un globalismo che tende ad annacquare le ricchezze di ogni civiltà.
Leonardo
Marzorati
Commenti
Posta un commento