Art Déco, cent'anni di modernità

Nel 1925 a Parigi l'"Exposition internationale des arts décoratifs et industriels modernes" fece conoscere al mondo l'Art Déco. Non un movimento, ma uno stile che condizionò l'arte e il design degli anni venti del XX secolo. Anche in Italia. Spesso si incappa nell'errore di considerare l'arte italiana degli anni '20 e '30 (l'epoca del regime fascista) come un tutt'uno, mentre il secondo decennio rimosse tanti elementi dei dieci anni precedenti. Il razionalismo, che durerà anche negli anni quaranta e nei primi cinquanta, relegò ai margini quelle forme d'arte che avevano incanto nei festosi anni venti. Sono anni immediatamente successivi al primo conflitto mondiale e ancora lontani, almeno nelle apparenze, al secondo. 
A Milano Palazzo Reale, a cento anni esatti dalla nascita ufficiosa dell'Art Déco, riporta in scena tutte le arti decorative, con la mostra "Art Déco. Il trionfo della modernità". Dal 27 febbraio al 29 giugno 2025 le sale di Palazzo Reale da tanti capolavori che ci immergono nei vividi anni venti del secolo scorso, molto più spensierati e allegri di quelli attuali. 
Dipinti, sculture, porcellane, vetrate, alta oreficeria, mosaici, manifesti e mosaici: c'è tutta un'epoca a Palazzo Reale. Ci sono i lavori del giovane Giò Ponti per Richard Ginori, quelli dell'artista del vetro Vittorio Zecchin, le sculture dell'ebanista Ettore Zaccari, i gioielli dell'orafo Alfredo Ravasco. Non manca il fascino per le terre lontane, soprattutto l'Africa, con suppellettili, costumi e persino balli (appare anche Josephine Baker), che mescolano la visione del mondo europeo alla cultura del Continente Nero.
L'Art Déco non è un movimento con regole precise. Si tratta di uno stile che caratterizzò un'epoca ben definita. Un decennio riportato in vita dal certosino lavoro di Sole 24 Ore Cultura. Un secolo fa l'arte e il design stravolsero l'eclettismo e le correnti che avevano dominato la scena europea durante la Belle Époque. Era tempo di decorare, per un solo decennio. Poi i tempi si sarebbero fatti più cupi con il rigido e freddo razionalismo. Ma negli anni venti del novecento c'era ancora voglia di giocare con le decorazioni, di cercare lontano nuovi stimoli culturali. Il risultato lo possiamo ammirare a Milano, in una mostra che la capitale del design non poteva trascurare nel 2025. 

Leonardo Marzorati 

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