Oliviero Toscani: la storia della fotografia a Milano

La città di Milano festeggia gli 80 anni di Oliviero Toscani con una mostra a Palazzo Reale. Fino al 25 settembre prossimo ci si potrà immergere tra scatti che hanno condizionato le tematiche di attualità degli ultimi decenni.

Le sale di Palazzo Reale non propongono una cronistoria del celebre fotografo. Scatti di anni diversi si incrociano, regalando pezzetti di Toscani come se fossimo in un puzzle. Tra bimbi di diverse etnie, copertine di periodici, ritratti di personaggi celebri e provocazioni che solo Toscani ha saputo fare, lo spettatore solo al termine della visita può dire la sua sulle foto esposte.

Figlio e fratello d'arte (alcune opere del padre Fedele e della sorella Marirosa sono presenti nella prima sala), Toscani nei primi anni di carriera ha rappresentato alla perfezione l'artista eclettico e innovatore che ha contribuito a cambiare i costumi a cavallo tra gli anni sessanta e settanta.

La fama lo porta alla pubblicità e ai contratti miliardari. «Non sono contro il mercato – ha dichiarato Toscani – Il mercato mi dà lo spazio e i mezzi per dire qualcosa che devo dire e che voglio rendere pubblico. Io non faccio le foto per me. Per me ho gli occhi. Se faccio foto è per pubblicarle». Utilizzare un marchio per dire qualcosa, spesso con maggiore efficacia di tanti saggi sociologici. Toscani ha davvero colpito il suo bersaglio. La pubblicità è anche una fonte storica. Le pubblicità realizzate da Toscani saranno studiate tra secoli per capire il presente. Nei suoi pregi e nei suoi difetti.

Le tematiche “calde” che hanno condizionato il dibattito dagli anni ottanta a oggi devono molto ai lavori di Toscani. Le sue campagne per la Benetton hanno posto l'accento su argomenti come la guerra, il razzismo, l'omosessualità, l'Aids, l'anoressia e l'obesità.

La campagna del 1973 per i jeans Jesus, con il fondo schiena e la scritta “Chi mi ama mi segua”, ha portato Toscani ad essere egli stesso per la prima volta argomento di dibattito. Un maestro divisivo, a cui però gli attacchi non hanno certo fatto paura, anzi. Le provocazioni di Toscani colpiscono a fondo, specie chi non è pronto per i cambiamenti. La sua impermeabilità alle critiche ne ha rafforzato l'immagine di artista internazionale.

Nei video proiettati lungo il percorso Toscani gigioneggia davanti alla telecamera. Professionale sul set, questo eccellente fotografo non risparmia termini verso i colleghi che si fermano alla routine. Al tempo stesso spazia dalla politica al calcio, divertito di chi gli inveisce contro.

Negli anni sessanta Toscani immortala alcuni miti del rock come Lou Reed e Elvis; negli anni successivi finiscono davanti alla sua macchina fotografica personalità della politica, del giornalismo, del cinema e della letteratura. Su tutti Andy Warhol, con cui mette in piedi un fruttuoso sodalizio.

Toscani racconta il sesso degli animali (i suoi amati cavalli), quello dei giovani nell'epoca dei social, quello tra persone dalla pelle diversa. Il fotografo lancia il sasso nel laghetto senza nascondere la mano. “Ho fatto io quella foto: che ne pensate?”: Questa è la domanda dietro ogni lavoro di Toscani. Non sono provocazioni fini a se stesse. Se vediamo un prete baciare una suora, non possiamo fare a meno di commentare. Sentiamo il dovere di dire la nostra e di controbattere a chi la pensa diversamente. La mostra di Milano ce ne fa fare parecchie di domande.

Uno scatto, non tra i suoi più celebri, mostra delle foglie autunnali galleggiare sul petrolio. L'ambiente è uno dei temi più cari al fotografo e con un'immagine toccante ci sensibilizza su come l'opera umana può rovinare la bellezza della natura.

Toscani vuole raccontare storie di umanità dalle sue diapositive. Ci riesce perfettamente ed è questo il suo segreto. Uscendo dalle sale di Palazzo Reale non si può che commentare. Provocare emozioni a più persone possibili. Un obiettivo raggiunto nel corso della sua lunga carriera grazie ai suoi eccezionali scatti.

Leonardo Marzorati

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