Le provocazioni artistiche di Santiago Sierra

Non è indispensabile capire tutta l’arte di Santiago Sierra, è però difficile uscire da una sua personale senza un minimo di emozione. Si può andare dal disgusto all’empatia. La sua mostra presente al Padiglione di Arte Contemporanea di Milano (Pac) non lascia di sicuro indifferenti.

Sierra è uno spagnolo ormai da anni residente a Città del Messico. Un europeo trasferitosi nella megalopoli messicana non è certo una consuetudine. Qui Sierra si è avvicinato a uomini e donne che vivono ogni giorni la città, inghiottiti in un caos umano che mostra tanti corpi anonimi. Per i suoi lavori sottopone diverse donne a farsi tatuare una linea nera sulla schiena e fotografa uomini di spalle.

Nelle sue video-installazioni dei topi gironzolano attorno a una svastica e dei corvi gozzovigliano su una carcassa. Sierra analizza lo squallore (o la monotonia sociale), riprendendo uomini che si masturbano. Il sesso è una costante dell’opera del fotografo-videomaker, così come il lavoro.

L’alienazione e la fatica della routine mutano il corpo e lo spirito dell’uomo. In alcune foto di Santiago questo dramma quotidiano e continuo della nostra società capitalista trasuda dalle figure immortalate. Sono tante le foto che ci raccontano la quotidianità, che va appunto dal lavoro al sesso, passando per la partecipazione pubblica e l’introspezione personale. A sommare queste ultime due è la religione, molto forte nel Messico cristiano. Sierra sovrappone immagini, dando un messaggio chiaro e non certo encomiante verso la fede.

La mostra al Pac sarà visitabile fino al 4 giugno. Chi vuole cedere alle provocazioni di un artista vivente, non deve far altro che visitare le sue installazioni. Anche a costo di uscire dal Pac con un senso di rabbia verso l’autore.

Leonardo Marzorati

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