Max Ernst, un gigante del novecento

Difficile identificare Max Ernst (1891-1976). Fu definito “il più surrealista tra i pittori e il più pittore tra i surrealisti”. Palazzo Reale a Milano dal 4 ottobre al 26 febbraio 2023 ospita la prima retrospettiva su questo geniale artista tedesco-francese.

In nove stanze si può ripercorrere la carriera e i lavori di questo pittore e scultore che nel corso del novecento ha saputo attingere e donare, divenendo uno dei capisaldi della storia dell'arte.

Studioso della natura, di filosofia e di patafisica, Ernst riporta sulle tele piante, animali ed esseri immaginari, creando un suo universo onirico davvero affascinante. Ne sono la prova molti schizzi e quadri posizionati nelle prime sale dell'esposizione, tra cui una piccola wunderkammer che Ernst realizzò per una bambina e che Palazzo Reale ripropone.

Ernst è surrealista e dadaista. Il suo capolavoro “L'angelo del focolare” mostra un goffo essere animale ricco di colori, col becco di uccello e curiose zampe di stoffa. La bestia pare muoversi impacciata, ma si comprendono i danni che con il suo dimenarsi reca. È la metafora del fascismo dominante in Europa. Il quadro venne realizzato da Ernst dopo la vittoria di Francisco Franco in Spagna. La sconfitta dei repubblicani spagnoli e le mire sempre più minacciose di Adolf Hitler sull'Europa sono ben identificabili in questo essere mostro buffo e tragico al tempo stesso. I disastri che l'angelo del focolare si appresta a fare sulla tela anticipano quelli reali che si consumeranno con la seconda guerra mondiale. “L'angelo del focolare” è la “Guernica” di Ernst, solo che per protagonista non ci sono le vittime civili dei bombardamenti ma il carnefice, un'ideologia folle e ridicola al tempo stesso.

In Ernst si ritrovano aspetti di altri giganti del novecento: la metafisica di Giorgio De Chirico, i sogni di Marc Chagall, la natura di Pablo Picasso, le linee di Joan Mirò. Alcune opere però sono molto difficili da comprendere e forse è necessaria una seconda visita alla mostra. È il caso di “Edipo Re”, quadro del 1922 dove una mano che tiene una noce (probabile riferimento al corpo femminile) viene trafitta da frecce mentre esce da una finestra per avvicinarsi a due teste di uccello. Le proporzioni vengono abbattute e questo lavoro, proveniente da una collezione privata e raramente esposto, ci inquieta appena entrati nel percorso artistico.

Temi centrali dei quadri di Ernst sono il sesso, gli animali, ma anche i rapporti familiari, come nel caso dell'emblematica “Pietà”, dove un padre sorregge un figlio ridotto a statua di gesso. Di statue ne sono esposte parecchie: Ernst fu anche un eccellente scultore.

Gli anni senili di Ernst danno vita a opere con un maggiore ottimismo, come “La festa a Seillans”, dove gli esseri, come tante monadi, colloquiano tra loro occupando tutti gli spazi. È un quadro statico e in movimento al tempo stesso. Sono presenti due dei quattro elementi: l'acqua e l'aria. I protagonisti dell'opera fluttuano o nuotano creando dei loro sottogruppi che sembrano cambiare posizione e forma sulla tela, il tutto in armonia.

Una chicca esposta a Milano è “Un tessuto di menzogne”, dove tra i colori freddi giallo e blu sagome di uccelli e pesci sembrano cercare di catturare delle arance sparse sulla tela. Un volto femminile tiene lo sguardo rivolto verso il basso e in questa confusione il nostro sguardo si perde e si confonde. Ernst è un artista difficile, allievo e al tempo stesso maestro di tanti giganti dell'arte.

La mostra di Palazzo Reale e corredata da una rassegna cinematografica che porta sul grande schermo i film di Ernst. L'artista a tutto tondo, che fu anche regista, realizzò dei film che verranno proiettati alla Cineteca Arlecchino di via San Pietro dell'Orto 9 fino al 24 febbraio prossimo.

Talento difficile ma imprescindibile, Max Ernst vi aspetta a Palazzo Reale con opere che da decenni non vengono mostrate al pubblico. Motivo in più per non perdere questa eccezionale esposizione. Anche con una seconda o terza visita.

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