I robot di ogni epoca sono al Mudec


Doveva essere la grande mostra del Mudec del 2020. Il Covid purtroppo ha colpito anche “Robot. The Human Project”. La mostra sull'evoluzione dei robot nella storia ha finalmente aperto i battenti con un anno di ritardo. Fino al primo agosto prossimo, nelle sale del Mudec di Milano si potranno conoscere gli essere meccanici destinati a sostituire l'uomo in tante attività.

La mostra parte dagli storici automi. Si tratta di giocattoli dall'innovativa tecnologia, costruiti per meravigliare i benestanti dei secoli scorsi che potevano permetterseli. In tanti accorrevano per guardare anche solo per pochi istanti la riproduzione di un fumatore di narghilè turco o il celebre automa con la testa di diavolo, giocattolo realizzato tra il XVI e il XVII secolo ed esposto solitamente nel Museo delle Arti Decorative di Castello Sforzesco. Si tratta di giocattoli in legno con all'interno ingranaggi meccanici metallici, che permettono a queste riproduzioni di compiere movimenti delle braccia, degli occhi, della bocca e così illudere lo spettatore di aver di fronte degli esseri viventi.

Da queste meraviglie dei secoli passati si arriva ai gioielli della tecnologia dell'oggi. Sono esposte al Mudec delle protesi innovative, che permettono a persone mutilate di non patire l'assenza degli arti persi. Ci sono video che ben mostrano casi di persone rinate nelle normali attività, dalla guida di un'auto ai lavori di bricolage, grazie a braccia o mani robotiche.

I robot sostituiranno l'uomo sempre in più azioni? A questa domanda “Robot. The Human Project” cerca di dare una risposta. I visitatori della mostra potranno così interagire con robot. È il caso di Pepper, robot a cui si possono fare domande o riceverne. Un occhio di riguardo viene riservato agli studi provenienti dal Giappone, dove si sta lavorando alla creazione di umanoidi sempre più simili all'homo sapiens.


L'esposizione, realizzata in collaborazione con i principali istituti di ricerca come l’Istituto di BioRobotica della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa e l’IIT di Genova, cerca di dare una chiave di lettura per il futuro, con un approccio immersivo dal respiro tecnico-scientifico.

A una parte scientifica se ne contrappone una ludica, con un excursus nei robot che hanno contrassegnato la storia della fantascienza. Si parte dal creatore della parola “robot”, lo scrittore boemo Karel Capek, che nel 1920 coniò un termine destinato a diventare protagonista indiscusso di romanzi, fumetti, film e canzoni. Isaac Asimov con i suoi libri si interrogò prima di tanti altri su dove i robot possono portare l'umanità; Philip K. Dick ha fatto sognare generazioni con racconti in cui l'essere umano e il robot tendono a confondersi. Dalle loro storie sono stati tratti film indimenticabili, come “Blade Runner”, ispirato al libro di Dick “Il cacciatore di androidi”. La fantascienza ha anche gli occhi a mandorla, con i robottoni giapponesi che difendono la Terra dai malvagi invasori. Al Mudec sono esposti i giocattoli che riproducono tutti i robottoni che hanno fatto la storia dei cartoni animati giapponesi dagli anni settanta a oggi. Ci sono Mazinga Z, Jeeg Robot d'Acciaio, Daitarn 3, il leggendario Goldrake e quelli più recenti, conosciuti dai bambini di oggi e ovviamente dai nerd appassionati.

La mostra del Mudec è rivolta a tutti. Ha come obiettivo quello di meravigliare i presenti, ma anche di fare conoscenza e diffondere nozioni scientifiche in maniera più emozionante di un manuale. Il percorso scientifico però porta anche a riflettere su dove andrà la scienza nei prossimi anni. Queste sono risposte che nessun robot può dare. Deve essere lo spettatore a riflettere su questi interrogativi, dopo una visita a una delle più interessanti esposizioni viste a Milano negli ultimi anni.

Leonardo Marzorati

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