Al Mudec c'è l'Uomo Invisibile

Non è un caso se molti hanno definito Liu Bolin "The Invisible Man". Perché l'artista cinese di fama internazionale ama sparire come un illusionista. Però, a differenza di David Copperfield, Liu Bolin non usa un trucco per scomparire. Resta sulla scena, confuso con il paesaggio che lo attornia.

L'artista cinese, che nasce scultore, usa il suo corpo per rafforzare il contesto in cui si trova. In lunghe ore di lavoro, in cui non mangia e non beve per non avere bisogni corporei, Liu Bolin viene colorato come lo spazio che andrà a coprire, per poi essere confuso, se lo si guarda da una certa prospettiva, con l'ambiente attorno. Le foto che immortalano il geniale performer sono esposte al Mudec.

Fino al 15 settembre prossimo il Mudec di Milano, nel spazio dedicato alla fotografia, ospita degli scatti che vanno osservati con dovizia, perché un uomo invisibile è in agguato e solo avvicinandosi all'opera lo si può riconoscere. Può essere sulla Grande Muraglia o davanti a qualche monumento storico cinese, ma anche davanti agli scomparti di un supermercato o alle riviste di un'edicola. 

Liu Bolin guarda la società, in primis quella cinese, a tutto tondo. Sacro e profano; cultura e consumismo; natura e cemento. Il body artist interagisce sopra ogni palcoscenico, mostrandoci, oltre all'illusione che a ogni sua foto ci fa esclamare "Oh, eccolo lì", un panorama sociale che in sua assenza avremmo apprezzato meno. Questo vale sia per le grandi architetture che per anonimi luoghi della quotidianità.

Liu Bolin ama l'Italia ed è spesso nel nostro Paese. Era presente a Milano anche alla presentazione della mostra. Nel Belpaese, di cui ama l'infinita arte presente, l'artista cinese ha realizzato alcune sue performance, davanti (o dentro) alcuni capolavori della nostra storia. Si confonde con il Mosé di Michelangelo in San Pietro in Vincoli a Roma, con il Teatro della Scala, con la Sala del Trono della Reggia di Caserta e con le guglie del Duomo di Milano. 

L'attenzione ai temi dell'attualità è ulteriormente presente nelle foto con protagonisti i migranti del Mar Mediterraneo. Corpi e volti umani troppo spesso vittime dell'indifferenza o del cinismo di chi governa il pezzo di mondo che circonda quello splendido mare chiuso. 

La mostra del Mudec è il modo migliore per unire passione per l'arte, per la fotografia e per le scienze sociali. In più c'è il gioco ottico, capace di entusiasmare grandi e piccini. Immaginate un uomo che resta ore e ore fermo immobile mentre viene dipinto, nei minimi dettagli di prospettiva, come lo scorcio di ambiente che va a coprire. Un occidentale farebbe molta più fatica. L'orientale è perfetto, con il suo equilibrio paziente. E un pizzico di quella virtù la si può ottenere anche solo ammirando i sorprendenti scatti di Liu Bolin.

Leonardo Marzorati




Commenti

  1. Un artista che dovete assolutamente conoscere. Al Mudec di Milano fino al 15 settembre prossimo

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