Milano celebra Mario Sironi a 60 anni dalla sua morte


A sessant'anni dalla sua morte, Milano omaggia
Mario Sironi con una mostra al Museo del Novecento. In piazza Duomo, all'interno del Palazzo dell'Arengario, sono state raccolte ben 110 opere del pittore e scultore nato a Sassari nel 1885.

Quattro autoritratti giovanili ci inquadrano il personaggio. Figlio di una generazione cresciuta su testi ottocenteschi carichi di positivismo e nazionalismo, abbraccia prima il divisionismo e poi il simbolismo. Le sue prime correnti pittoriche lo portano a confrontarsi con Gino Severini e Umberto Boccioni, con i quali aderirà al futurismo. Dal futurismo toccherà anche la metafisica. Cambia velocemente lo stile di Sironi nei primi anni del novecento, in perfetta simbiosi con una società mai ferma, nel bene e nel male.

È un fervente interventista nella Grande Guerra e lo si può capire osservando sue vignette dal forte impatto propagandistico. Parte volontario, torna dal fronte e si avvicina al fascismo. Le sue vignette per il Popolo d'Italia, quotidiano fondato e diretto da Benito Mussolini, ci mostrano i mali del Paese trasformati in locuste: il politicantismo gesuitico, il rivoluzionarismo elettorale e i disertori. Pur essendo un fervente fascista, per lui i primi anni venti sono all'insegna della ristrettezza.

Una donna lo eleverà al ruolo di grande, dopo anni in cui aveva realizzato più vignette che quadri. Si tratta della grande mecenate dell'arte nella prima fase del fascismo, Margherita Sarfatti, ringraziata dallo stesso Sironi con un bel ritratto. Milano è piena di luoghi in cui Sironi ha lasciato il segno nel ventennio e la mostra del Museo del Novecento ce lo ricorda. Tra questi si può citare uno imponente dipinto a Palazzo di Giustizia e la scultura sulla facciata del Palazzo dell'Informazione in piazza Cavour.

Con la Sarfatti Sironi aderisce al gruppo Novecento, movimento artistico che segna un ritorno all'ordine figurativo. Con lui dipingono Piero Marussig, Achille Funi, Ubaldo Oppi e Leonardo Dudreville. Tutti i maggiori esponenti del gruppo Novecento sono presenti nell'omonimo museo, visitabile subito dopo aver terminato la mostra su Sironi.

Il pittore sassarese ama l'azione e la forza fisica: questi aspetti sono immortalati in uno splendido ritratto di ciclista in corsa. Ama il progresso, e da futurista non potrebbe essere altrimenti. Nei quadri della maturità vediamo automobili, aerei, grandi navi e città. Sono cattedrali di cemento e acciaio, dove la figura umana spesso è assente. Non è la massa operaia a fare grande una città, ma le sue rigide mura, le ciminiere delle fabbriche e i mezzi che vi circolano.

Dal gruppo Novecento esce in polemica e si dà ai paesaggi. La seconda guerra mondiale lo sconvolge. Lui che aveva creduto nella prima e nel regime fascista, si trova smarrito. La produzione artistica si riduce. Rischia di essere fucilato dai partigiani il 25 aprile 1945 e verrà salvato da un suo fan, destinato a fare la storia della letteratura italiana: Gianni Rodari.

Gli ultimi lavori vedono un Sironi stanco e con uno sguardo rivolto al passato. Le grandi città deserte sono il suo marchio di fabbrica, come i tagli di Lucio Fontana o i manichini di Giorgio De Chirico.

La mostra su Sironi resterà aperta fino al 22 marzo 2022. Con il biglietto è compresa anche la visita alle opere permanenti del Museo del Novecento. Occasione unica per confrontare un gigante del secolo scorso con i più grandi artisti suoi contemporanei e immediatamente successivi. Sironi ha contribuito a rendere grande Milano. Celebrarlo con una visita al Museo del Novecento è una bella forma di ringraziamento.

Leonardo Marzorati

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