Il mondo fiabesco di Leonora Carrington a Palazzo Reale

Dal 20 settembre all'11 gennaio 2026 le sale del piano terra di Palazzo Reale ospitano la prima personale milanese dedicata a Leonora Carrington. Una mostra necessaria a conoscere questa straordinaria illustratrice del Novecento. 

L'esposizione segue quella che lo scorso anno aveva ospitato le opere dell'amica e collega fondamentale per il lavoro della Carrington: Leonor Fini. Leonora e Leonor, due donne accomunate da nomi simili e dall'aver dovuto sgomitare più dei loro colleghi uomini per vedere affermata la propria arte. Solo negli ultimi anni delle loro vite e dopo la loro scomparsa, le opere delle due pittrici hanno avuto la valorizzazione che meritavano.

Leonora Carrington è stata più che una pittrice. Ha realizzato sculture, carte dei tarocchi ed è stata anche scrittrice. Le origini irlandesi della madre l'hanno difatti avvicinata al mondo fatato delle leggende nordiche, tematiche riproposta nei suoi lavori. 

Nata nel 1917 da una famiglia borghese dell'Inghilterra, nella sua gioventù viaggia prima in Italia e poi in Francia, toccando per mano i capolavori dell'arte classica e le nuove avanguardie che avevano per capitale Parigi. Si avvicina ai surrealisti e intraprende una relazione sentimentale e artistica con il geniale Max Ernst (altro pittore protagonista a Palazzo Reale due anni fa).

I soggetti della Carrington sono esseri che ricordano i grandi quadri di Bosch, esseri misteriosi e inquietanti, spesso dalla sessualità incerta. I quadri esposti a Milano affascinano e turbano. Il loro alone di mistero ci segue sala per sala. E alla fine si esce soddisfatti dalla mostra.   

Il mondo onirico di Leonora attinge dalle fiabe europee, dalla pittura moderna, dalle nuove correnti del novencento e, dagli anni quaranta, anche dalla tradizione messicana. In Messico la pittrice inglese passerà il resto della sua longeva vita, terminata nel 2011 nella capitale Città del Messico. 

Una vita fatta di fughe dai regimi fascisti, dallo stupro subito in Spagna per mano di miliziani franchisti, dai tanti amori e da due figli, avuti in Messico dal fotografo ungherese Emerico Imri Weisz. Le storie della Carrington si ammirano sulle tele, la sua personale è raccontata sia dalle didascalie presenti a Palazzo Reale, sia dalle stesse opere esposte, frutto delle sue sofferenze, felicità ed emozioni per cui un quadro vale più di cento parole. Cavalli ritratti durante l'atto sessuale, figure mostruose che banchettano, tutti avvolti da colori che trasudano di mistero. 

In un'intervista, l'artista ormai anziana dichiarò che passioni e affetti sono come una sbronza, ti danno un forte mal di testa e poi passano. Lasciando un ricordo, che se profondo, finisce per essere immortalato tra esseri magici che mantengono in eterno quel sentimento. Il magico mondo che racconta la storia di una straordinaria donna come Leonora Carrington è lì. E noi possiamo ammirarlo percorrendo l'esposizione presente a Milano.

Leonardo Marzorati 

Commenti

Post popolari in questo blog

Buon compleanno Mudec